Chi mi conosce bene sa che una delle domande che più frequentemente mi sono state poste è: “Ma non hai freddo?”.
Non ho mai amato coprirmi tanto già da ragazzino, a volte anche ostentando una spavalderia tipica adolescenziale, il cui ricordo oggi mi fa sorridere ma che, allo stesso tempo, era una vera prova di tenacia – l’andare in giro in motorino in canottiera in autunno inoltrato, a Milano e non ai tropici, è stato certo qualcosa degno di nota e di stupidità! Ovviamente, gli ammonimenti dei “più vecchi” non mancavano: “e ne accorgerai quando sarai grande!”, dicevano, alludendo a malesseri che avrei scontato nel tempo.
Ora che sono un po’ più grandicello, mi sono accorto che forse quello sciocco me adolescente, in realtà, del tutto non sbagliava. Col passare del tempo, ho continuato a vestirmi tutto l’anno quasi esclusivamente utilizzando magliette a mezze maniche, a prescindere dalle temperature e non per questioni di stile o etichetta. Ricordo quando visitai l’Islanda a novembre con diversi gradi sottozero o quando ho avuto un appuntamento fisso, durato circa sette anni, con la cella frigorifera del negozio in cui andavo a comprare la carne per rifornire il locale di famiglia, in cui intrattenevo conversazioni per diversi minuti con persone vestite di tutto punto, che tuttavia tremavano come foglie.
Non sono certo un caso clinico isolato. Molti, come me, coltivano l’attitudine al freddo e c’è chi ne ha fatto una vera arte, come il leggendario sportivo olandese Wim Hof, che ha collezionato decine di record mondiali relativi al freddo, come salire a 48 anni sul monte Everest, fino a 7200 metri, solo con pantaloncini e scarpe, e continuando a stabilire primati ben oltre i 50 anni compiuti. Sottolineo la sua età perché vengo preso da reazioni simili a crisi epilettiche quando sento che un calciatore che si avvicina ai 30 anni viene considerato vecchio. Wim Hof è anche padre del metodo che porta il suo nome, grazie al quale attraverso tecniche di respirazione, meditazione ed esposizione al freddo, promuove quello che chiama, appunto, “il potere del freddo”, e ha provato che chiunque può conseguire i suoi stessi risultati.
Personalmente, ho scoperto questo personaggio tramite un amico subacqueo e sommozzatore professionista, poco prima di un viaggio all’insegna del surf in Marocco. Qui, ho avuto modo di sperimentare le tecniche di Wim Hof, che mi hanno permesso di surfare nell’oceano Atlantico a dicembre senza l’utilizzo della muta.
Ma perché mai dover soffrire tanto? Come se già la vita non fosse abbastanza penosa.
Perché il freddo, al contrario di ciò che popolarmente si sostiene, ha infiniti benefici, come:
● ridurre lo stress
● combattere l’ansia e la depressione
● aumentare la concentrazione mentale
● migliorare le difese immunitarie
● migliorare la qualità del sonno
● aumentare le performance sportive
● favorire un recupero fisico più veloce
● migliorare la creatività
Come si suol dire, niente di nuovo sotto il sole. In epoche passate, infatti, personaggi come Socrate o Cavallo Pazzo erano noti per la loro forza e resistenza, oltre che per la loro abitudine di andare in giro scalzi e seminudi. Considerata l’assenza di farmaci e dei comfort moderni a cui noi oggi abbiamo accesso, figure di questo tipo sono la dimostrazione di un preciso potere fisico umano, degno di essere considerato all’altezza di quello di altri animali – se non maggiore, data la nostra pelle nuda.
Negli anni dell’Unione Sovietica, nelle nazioni dell’URSS, era usanza infagottare i bambini per far loro fare la “pennichella” all’aperto, secondo vere e proprie normative sanitarie degli asili, allo scopo di rafforzare il sistema immunitario e la resistenza alle malattie. Nei Paesi scandinavi, lo fanno ancora.
Recentemente, ho vissuto un drastico cambio vita, in cui ho dovuto inevitabilmente alterare molte delle mie sane abitudini e sospendere certe pratiche, come l’aver perso la possibilità di un adeguato sonno ristoratore che mi ha reso decisamente più vulnerabile al freddo e alla malattia. Nonostante mi sia coperto più che in qualunque altro periodo della mia vita, mi sono ammalato più volte e più spesso nell’arco di alcuni mesi che nel resto dei miei trent’anni. Questo mi ha dato l’ennesima dimostrazione che le teorie sul freddo non sono affatto fandonie.
Strettamente correlato al potere del freddo: il potere del sole. Coprendoci per difenderci dal freddo, non permettiamo ai raggi del sole, che hanno benefici sotto molteplici aspetti, di toccare la nostra pelle. Penso sia superfluo ricordare che la luce del sole è alla base della vita e che noi ci nutriamo, in sostanza di luce, e per merito della luce, poiché ciò che si mangia esiste proprio grazie alla luce solare: possiamo dire che le piante siano le prime ad assimilarla attraverso la fotosintesi, gli erbivori, in seguito, la assimilano attraverso le piante che mangiano, i carnivori la assimilano mangiando gli erbivori che hanno mangiato le piante che hanno assimilato la luce… che al mercato mio padre comprò!