Avere un sogno, un ideale è ciò che dà peso alle nostre azioni.

Ponendo ad alcune persone la domanda “qual è il tuo sogno?”, mi è capitato che queste rispondessero sottolineando, in modo forse non del tutto onesto, come “nel loro sogno” non rientrassero i soldi, il guadagno. Temo però ci sia una confusione di base. Il denaro non può essere un ideale. Per sua stessa natura, è un mezzo, il mezzo materiale emblematico per eccellenza. Questo non vuol dire che vada disprezzato – nemmeno io lo disprezzo e non sono come coloro che, mentre predicano il disprezzo per il denaro, fanno pagare la propria predica. Ma se il soldo è il vento che muove la barca, il sogno è la stella che traccia la rotta. Il soldo è un’esigenza. Un uomo mosso solo dalla necessità, però, è un uomo solo a metà.

Popoli militarmente inferiori sono spesso riusciti a tener testa a eserciti ben più numerosi grazie al loro ideale, perché spinti da una motivazione più forte.
Nell’arte della guerra, si insegna a mettere i propri uomini esattamente in questa condizione di spirito, in modo che abbiano una forte motivazione, e a fare in modo, allo stesso tempo, che il nemico possa invece evitarla (anche l’animale più docile è capace di reazioni sorprendenti se finisce spalle al muro!).
Questa condizione di spirito è quella che viene chiamato “intento spietato”, ossia quando tutte le fibre del proprio essere – mente, corpo e spirito – sono allineate in un’unica direzione senza alcun ripensamento o esitazione, proprio come quando si attiva l’istinto di sopravvivenza.
Ad esempio, è stato stimato che un gorilla silverback, cioè un esemplare di gorilla alpha che mediamente pesa 130 kg (peso che, quindi, non si discosta troppo da quello di alcuni pesi super massimi o di altri “gigantoni” di discipline come i powerlifter), con un pugno, sia in grado di generare una forza pari a quella dei dieci uomini più forti del mondo messi insieme. Questo è perché la sua attivazione muscolare durante il gesto è prossima al 100% del suo potenziale, mentre noi, invece, non siamo in grado di avvicinarci neanche alla metà del nostro – come, del resto, non arriviamo a utilizzare pienamente nemmeno le capacità del nostro cervello.

Altri buoni esempi di questa condizione di spirito, di questa purezza di intento, sono i bambini molto piccoli o persone comuni che in ,situazione di grave pericolo sono capaci di generare una forza che in certi casi ci sembra incomprensibile. Avere una giusta motivazione è senz’altro un ingrediente fondamentale per raggiungere questa condizione, che però va coltivata e saputa integrare in ogni piccolo gesto, proprio come fa il bambino che è totalmente assorto nelle sue operazioni.

Torniamo però al tema della guerra. Si potrebbe obbiettare, in risposta al discorso di eserciti minori che resistono a più potenti invasori, con esempi forniti dalla storia in merito ai successi e alle conquiste dei grandi imperi. A differenza di ciò che accade in epoca moderna, i grandi imperi, un tempo, erano mossi da una forte motivazione che andava oltre la semplice conquista territoriale; la visione imperialista è infatti legata alla dimensione spirituale, secondo la quale la vita dell’uomo deve seguire principi ben determinati e deve essere ordinata in base a quelli che sono, appunto, gli ordini cosmici. Il compito dell’impero era far sì che questo si compisse, altrimenti il caos conseguente avrebbe portato l’uomo nell’oscurità e alla sua distruzione.
Le guerre di un impero erano dunque guerre sante – espressione oggi molto demonizzata, come se non esistesse motivazione peggiore per una guerra. Lo scopo delle mie parole non è certo quello di difendere le guerre, che sono e restano una mostruosità in ogni sua espressione. Quello su cui voglio far riflettere è il fatto che, per l’uomo moderno, sia inaccettabile una guerra sacra, cioè motivata da ideali utlraterreni, e siano invece meno riprovevoli guerre mosse dai meri interessi politici ed economici.

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