Una volta, un mio maestro Francesco d’alpino mi disse che, nell’ambito delle arti marziali, esistono tre tipi di persone: gli sportivi, i praticanti e i guerrieri. La loro differenza risiede, in primis, sicuramente negli obiettivi personali di ognuno e, sebbene talvolta i profili e le ambizioni possano sovrapporsi, è bene non confonderli.

Per semplificare, potremmo dire che uno sportivo è chi pratica sport da ring o arti marziali allo scopo di competere; per questo, dovrà far sì che la sua maniera di combattere si conformi agli standard e ai regolamenti che la disciplina che ha scelto impone. Bisogna però tener presente che un’arte marziale, quando diventa sport, deve a sua volta rispettare delle direttive volte a preservare quanto più possibile i partecipanti.
I praticanti, invece, sono simili a dei collezionisti: nutrono una viva passione per l’acquisizione di tecniche e filosofie, nonché per il miglioramento della loro condizione fisica e mentale.

Queste due categorie, sportivo e praticante, appartengono alla storia più recente dell’uomo, a differenza della terza, quella dei guerrieri, che è atavica e archetipica.
Sicuramente, la storia del combattimento inteso come sport ha origini molto antiche. Anzi, nelle Olimpiadi dell’Antica Grecia, discipline come la lotta, il pugilato e la scherma erano tra le più praticate. Tuttavia, la dimensione del guerriero risale a tempi ben più lontani e, a mio avviso, risulta essere più vasta.
Credo che ogni valido guerriero che la storia ha partorito avrebbe avuto serie difficoltà a definire quale fosse il proprio sport – per usare un termine moderno -, o la sua disciplina o il suo stile di combattimento. Avrebbe però potuto parlare della sua via, di come aveva appreso i segreti della vita attraverso il combattimento e di come aveva colto il senso della vita stessa.
Il guerriero è, prima di tutto, un individuo che ha deciso di consacrare la propria vita alla lotta, senza il timore della morte o della sconfitta, vedendo in questo la sua possibilità di trascendenza. Il fatto che spesso un guerriero abbia un codice d’onore è caratteristico di un simile percorso di elevazione ma, al contempo, ha poco a che fare con i regolamenti sportivi: avere un codice d’onore significa avere consapevolezza dei limiti oltre i quali il guerriero perde se stesso. Se non vengono oltrepassati questi limiti, tutto il resto è concesso.

Un guerriero non può quindi definire esaustivamente la sua pratica, sarebbe riduttivo e la castrerebbe. Egli stesso è la sua arte: un guerriero è un essere in continuo cambiamento, in costante evoluzione, e di conseguenza lo è anche la sua arte; per questo, non smetterà mai di arricchirla, a volte aggiungendo, a volte togliendo. A un guerriero non importa più di tanto se una mossa arriva da una disciplina o da un’altra, un bravo guerriero le impara tutte, selezionando cosa conservare e cosa scartare da ognuna di esse, per poi, infine, sintetizzare qualcosa di nuovo e suo.

A tal proposito, esistono anche testi del XVIII secolo, destinati ai samurai, che già denunciavano l’inutile formalismo e la sterile lotta tra le varie scuole che pretendevano di avere lo stile più efficace. La nostra epoca, fatta di paradossi e in cui si parla di genderfluid mentre si creano etichette per ogni cosa, rivive ancora quell’errore. Ci piace definire tutto, misurare e quantificare, per assecondare la nostra esigenza di stabilità, ma è un’illusione che il mondo zen, ad esempio, ha riassunto descrivendolo come “un tentativo di piantare un chiodo nel cielo”.

Ecco perché io stesso ritengo di poter parlare della mia storia ma non di poter dare un nome a quello che faccio, che rimane in evoluzione. È proprio questo approccio che, di recente, mi ha consentito di continuare a progredire, grazie anche alla figura altrettanto poliedrica di Vinicio del Beccaro, fondatore della Combat DEPT e del Survival Fighting System, una realtà che unisce kali filippino, jeet kune do, bastone siciliano e kung fu. Insieme, lui e io, abbiamo infatti deciso di collaborare alla realizzazione di alcuni progetti che prenderanno presto vita.

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