Tratto da Wikipedia, santa protettrice dei pigri divulgatori: un rito di iniziazione è un complesso di uno o più riti di natura culturale e religiosa che permettono al partecipante «l’uscita da uno status in funzione dell’entrata in uno status diverso, talora in modo radicale, dal precedente».
Non esiste cultura che non abbia avuto i propri rituali iniziatici, talvolta segreti, spesso esclusivi.
In generale, lo schema comune è la rappresentazione simbolica e rituale di una morte, la successiva rinascita con la presa di coscienza del divino e, quindi, l’abbraccio di una nuova vita illuminata da questa consapevolezza.
Per molte culture, chi non compie la propria iniziazione è come se non fosse mai nato davvero.
Tra i più antichi e noti rituali iniziatici, ci sono quelli praticati nell’antico Egitto. Qui, l’iniziato compiva un percorso discendente e oscuro attraverso tunnel appositamente creati all’interno delle piramidi, si immergeva poi in una stanza piena d’acqua e riemergeva dopo aver raggiunto un isolotto posto al centro, dove si trovavano le reliquie divine. La discesa oscura e l’immersione nelle acque rappresentavano la morte della dimensione più terrena dell’iniziato.
Similmente, nel rito cattolico, è prevista l’immersione nelle acque prima di ricevere lo Spirito Santo, atto che non si conclude col battesimo bensì con la cresima, quando l’iniziato è ritenuto grande abbastanza per diventare un individuo consapevole e responsabile.
Difatti, questi riti segnano anche il momento di passaggio dall’essere un ragazzo all’essere un uomo.
Molti dei più grandi personaggi che hanno lasciato un segno, tendenzialmente positivo, nella storia, erano iniziati a qualche mistero. Per esempio, l’imperatore Adriano o Marco Aurelio erano iniziati ai misteri di Eleusi, i più celebri dell’antica Grecia, le cui radici affondano sempre nell’antico Egitto.
Come tutto, del resto, anche queste tradizioni soffrono di quel processo di nascita, crescita, invecchiamento e morte, a cui nulla e nessuno sfugge. Per quanto benèfici e potenti, la maggior parte di essi sono degenerati. Non credo sia questa la giusta sede per indagarne i molteplici motivi ma, a chi fosse interessato, suggerisco di leggere i testi di uno dei massimi esperti di simbolismo ed esoteria: Renè Guénon. Per ora, però, possiamo analizzare uno dei principali fattori della loro degenerazione, soprattutto in epoca moderna: la tendenza a speculare e commercializzare qualunque cosa, svuotandola dei suoi contenuti più profondi.
Un esempio più vicino e comprensibile che mi viene in mente è relativo al mondo yoga.
So di inimicarmi parecchie persone con quello che sto per dire ma, nel 90% dei posti che propongono di fare yoga, sostanzialmente si fa solo stretching e poco più. In realtà, come scritto negli Yoga Sutra di Patanjali, lo yoga è la cessazione delle modificazioni della coscienza – letteralmente yoga significa “unità”. Non diverso dal concetto di hishiryo nella sua essenza. Per raggiungere questo stato, ci sono 3 livelli di pratica e il livello fisico (fatto di posture, asana) è solo il primo e il più basso, è la pratica preparatoria, un po’ come la corsa prima di una partita di calcio.
Ma vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo con me. Vorrò forse farvi partecipare a qualche strano rituale, schizzandovi col sangue di un capretto in una notte di luna piena? Probabile. La verità è che soffro terribilmente nel vedere questa tendenza a semplificare ogni cosa e svuotarla di ogni suo significato più profondo, nel dover vivere questo impoverimento in ogni ambiente.
Per fare un parallelismo con la sfera professionale, ovvero quella dei mestieri (parola strettamente connessa a misteri, poiché colui che pratica il mestiere, attraverso la sua arte ha l’accesso a tutti i segreti del cosmo) pensate alla figura dell’artigiano. Che voi siate onesti insegnanti di yoga o falegnami, sapete bene che i veri artigiani sono ormai una specie in via di estinzione, in quanto hanno lasciato da tempo il passo agli operai, che saranno a loro volta sostituiti sempre più dai progressi della robotica e dell’intelligenza artificiale. Il mio intento è quindi cercare di essere, nella pratica, ancora un artigiano, uno che svolge un mestiere e che, attraverso questo suo mestiere, ha modo di sperimentare dei misteri, di aprirsi a una concezione della vita più grande e di poter trasmettere anche solo un frammento di questi misteri a coloro che vorranno riceverlo. D’altronde, il significato più intimo di iniziazione è proprio “trasmissione”.
Sulla mia strada, infatti, ho avuto occasione di incontrare persone che, tramite la loro attività, volessero, sopra ogni cosa, “trasmettere”, consentendo di fare delle bellissime esperienze che lasciano il segno.