Copiando spudoratamente da Wikipedia: “il culturismo o cultura fisica (in inglese bodybuilding, lett. “costruzione del corpo”) è una disciplina che tramite l’allenamento con pesi, sovraccarichi (resistance training) e un’alimentazione specifica si pone come fine ultimo il cambiamento della composizione corporea, con l’aumento della massa muscolare e la riduzione del grasso corporeo, dove le finalità sono estetiche ma anche competitive“.
È dunque una disciplina con canoni precisi – anche perché, altrimenti, non sarebbe possibile assegnare un punteggio durante una competizione.
Sebbene il bodybuilding, per come lo conosciamo oggi, abbia preso una direzione, a mio avviso, innaturale per essere in linea con i principi di equilibrio e armonia, rimane pur sempre una pratica fondamentale per molteplici ragioni.
La prima, senza troppe ipocrisie, è che ci piace esser belli. Questo esser belli è però soggetto alle mode del tempo e ai gusti dettati dagli standard della società, a tendenze che non hanno nulla a che fare con la naturalezza e la funzionalità, dove non c’è un interesse a rispettare i canoni di una disciplina e dove il tutto si focalizza sull’imitare e seguire il trend del momento. Si assiste così a veri e propri squilibri e sproporzioni corporei, perseguiti spesso con passione maniacale – come, per esempio, per le donne, un’eccessiva attenzione ad allenare solo gambe e glutei, trascurando quasi completamente la parte superiore del corpo.
Sono convinto però che i risultati più disastrosi siano causati dal doping. Anche quando tutto è fatto bene – dove con bene intendo nel pieno rispetto dei canoni imposti dalla disciplina -, i risultati prodotti non possono essere riconosciuti come armonici in maniera oggettiva, sebbene lo sembrino da un punto di vista soggettivo. Ciò che voglio dire è questo: essere armonico non significa essere armoniosamente tutto molto grosso e, per quanto l’atleta abbia puntato a uno sviluppo armonico del proprio corpo, siamo comunque in grado di distinguere facilmente la sua presunta armoniosità da quella, per esempio, di un corpo alla Roberto Bolle.
Questo avviene perché la natura ha previsto per noi dei limiti, imposti nel rispetto della funzionalità e ragione per cui la crescita muscolare è regolata geneticamente. Senza una qualche forzatura, non è quindi possibile andare oltre queste soglie in modo naturale. Tutti noi, ad esempio, produciamo biologicamente la miostatina, una proteina che limita proprio la crescita muscolare.
Cosa accadrebbe però se si contrastasse la miostatina? Ecco un esempio di bovino con miostatina inibita.
É da molto tempo che l’uomo ha compreso che l’universo e tutto ciò che contiene è scritto su codici ben precisi, per ragioni ben precise e non fa eccezione certo il corpo umano. Questo è il concetto di Armonia, accordare la propria natura, alla Natura.
Oltrepassare certi limiti è sintomo di una mentalità che ha preso le distanze dalla natura e in questo momento più che mai nella storia dell’uomo, possiamo capire perché questo è da sempre considerato il più grave dei misfatti in tutte le culture e come alla fine dei conti non porti nulla di buono. È l’apoteosi dell’ego.
Ci sono inoltre strutture muscolari del nostro corpo che non crescono in maniera uguale: mani e piedi, testa, organi interni ed esterni. È come prendere una vecchia Fiat 500 con ruote e motore inalterati, e volerci costruire sopra un tir: è evidente che il risultato sarebbe disastroso.
Eppure, il doping dilaga sempre più, soprattutto tra i giovani.
Temo che questo sia, in buona parte, colpa del fatto che ai livelli più alti del bodybuilding forniscono modelli e immagini di riferimento fuorvianti, che portano a far uso del doping pur di raggiungere quell’ideale.
Non è un caso che, di recente, sia stato coniato il termine Bodybuilding Natural, un movimento di culturismo che condanna l’uso di sostanze dopanti. Questo, a mio parere, fa sorgere un dubbio sostanziale: invece di lottare per sradicare ed eliminare del tutto il doping, perché viene creata una disciplina parallela che semplicemente lo esclude? Come se il non fare uso di sostanze nocive portasse gli atleti a dover gareggiare in una categoria a parte, quasi fossero una minoranza da tutelare.
Ennesimo paradosso del mondo moderno e del suo degrado.