Poiché parte del programma di allenamento prevede l’acquisizione di tecniche di combattimento, un’importante riflessione dovrebbe essere riservata anche ai concetti di aggressività e violenza.
Innanzitutto, è fondamentale dire che l’aggressività è di per sé naturale e sana, è la forza propulsiva che anima e spinge a combattere e reagire, non solo fisicamente ma, in primis, anche a livello interiore; è una forza istintuale e innata, già presente nel bambino che lotta per il gioco che vuole o che gioca alla lotta.
È una forza che va educata e canalizzata, non repressa.
Nella nostra società, ricca di paradossi, è invece demonizzata fin da quando si frequenta la scuola, dove viene demolita, punendo in maniera indiscriminata qualunque tipo di reazione aggressiva, e dove, a torto subito, è promosso come atteggiamento corretto l’andare a lamentarsi dall’insegnante e lasciare che sia l’autorità a gestire la situazione. Nel caso in cui un bambino reagisse, ovviamente, verrebbe punito anche lui. E questo è emblematico di un certo atteggiamento, tipico dei nostri tempi: condannare chi osa reagire alle violenze subite.
Ecco che, tristemente, sono sempre più frequenti gli episodi di violenza in pieno pubblico, senza che nessuno intervenga. Con ciò, non intendo dire che dovremmo tutti essere dei giustizieri della strada.
La pratica di arti marziali e sport da ring, però, non promuove la violenza, anzi la combatte proprio dove questa è un atto aggressivo di natura distruttiva, rivolto generalmente verso qualcuno più debole.
Nella mia esperienza, ho constatato che è molto raro che combattenti che hanno raggiunto un alto grado nella pratica siano inclini ad azioni violente. Tant’è che, sul ring, si vedono molti più abbracci che su un campo di calcio.
Un individuo realizzato da un punto di vista combattivo e adeguatamente educato acquisisce, in genere, il rispetto per la fatica, il dolore e la paura nei confronti dei propri avversari; lui stesso è in equilibrio con la propria natura umana e aggressiva molto più di chi non ha mai avuto occasione di dar sfogo a questo lato innato.
Ovviamente, l’ambito marziale non è l’unico in cui sia possibile sviluppare la sana aggressività. Lo sport in generale, con le sue sfide, fa sperimentare ai praticanti quel senso di frustrazione necessario a imparare a reagire. E questo è uno dei valori fondamentali dello sport, sempre più importante in un mondo che va incontro a un essere umano reso ormai debole e indolente, servendolo con comodità e agi.
Mi piacciono molto gli aforismi e i proverbi. Quello che esprime la situazione che stiamo vivendo oggigiorno è questo: “I tempi difficili creano uomini forti, gli uomini forti creano tempi facili. I tempi facili creano uomini deboli, gli uomini deboli creano tempi difficili”.
Non so se ora viviamo in tempi facili o difficili, ma è certo che non siamo in un tempo di uomini forti.